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Danzare con l’Antropocene

Forse la comprensione del mondo non è un fatto individuale. Forse stavamo vivendo il contrario dell’isteria collettiva, una sorta di apatia di massa.” 

A.S.Magnason

Da tanto tempo sono impegnato nella tutela dell’ambiente, in modi concreti, partecipando a riunioni e dibattiti e progettando azioni di sensibilizzazione. Tre estati fa mi accompagnò in  vacanza un libro sull’Antropocene. Alternavo camminate in montagna e lettura serale. 

Fin dall’inizio, rimasi “folgorato” dalla definizione che ne davano gli autori,  frutto di una discussione che aveva visto e vede impegnati scienziati, storici, filosofi, ecologisti da circa un ventennio: l’impatto dell’uomo sull’ambiente è ed è stato così potente, a partire dalla prima rivoluzione industriale (circa due secoli e mezzo fa), da competere con le forze della natura, attraverso un accelerato percorso di trasformazione che ne altera gli equilibri. Da qui, la parola, che definisce questa nuova fase della storia dell’uomo sulla terra, per me particolarmente evocativa, Antropocene: “antropos” in greco antico significa essere umano; “kainos” recente, nuovo. Se pensiamo che L’Olocene, l’epoca precedente nella storia del nostro pianeta, si conta in migliaia di anni, e  ancora prima il Pleistocene in milioni di anni, si comprende meglio la novità radicale di questa fase!

Ma torniamo alla vacanza in montagna. Quindi, camminavo immerso in una natura fantastica, mentre la sera mi immergevo nella lettura sull’Antropocene, ma qualcosa, dentro di me, faticava a digerire quello che leggevo. Così una mattina, ad un certo punto, mentre osservavo mia figlia adolescente che saliva con straordinaria energia un sentiero piuttosto impegnativo, presi pienamente coscienza di quello che mi abitava: una sconosciuta paura e la netta sensazione che stavamo danzando, come specie, sull’orlo di un burrone, lasciando alle nuove generazioni un pianeta ferito gravemente. Era come se questa lettura, una delle tante fatte sul tema, per la chiarezza delle sue argomentazioni, fosse arrivata a destinazione, non solo a livello concettuale, ma anche nelle viscere.

Da allora  sono stato seduto accanto a questo sentimento di smarrimento, cercando di coglierne con grande affetto tutto quello che mi poteva insegnare e comunicare. L’ho ascoltato  ripetutamente e più gli stavo accanto senza pretendere nulla, più sentivo in me emergere energie insospettate e la voglia con i piedi ben piantati a terra, di condividere con tanti e tante una nuova avventura vitale e assolutamente da non perdere: danzare con l’Antropocene!

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