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Donna, lo sai la forza che hai?

Ormai sono passati alcuni mesi, eppure, mi sembra ieri di essere sgattaiolata in quella piccola ed eterogenea (e per questo stimolante) manifestazione femminista. Le parole gridate in quell’occasione, apparentemente un po’ inconsuete, hanno finito per innescare, in me, una riflessione curiosa.

Non è certo la prima volta che mi interrogo sul mio valore e sulla mia energia.  Eppure, quella prima domanda mi chiamava in causa, non in quanto essere umano, ma piuttosto in quanto donna. E non solo: mi offriva anche una risposta assertiva, la certezza che sì, ho una grande forza. Si è dunque fatta spazio in me la crescente consapevolezza di possedere quella forza e, soprattutto, di poterla usare.

Cosa vuol dire, allora, essere partecipi del binomio donna-forza?

Vuol dire, prima di tutto, conoscere il passato del genere femminile, con le sue limitazioni, i suoi pregiudizi, le false convinzioni che per secoli hanno portato la Donna a sentirsi debole, inferiore e dipendente.

Vuol dire quindi, in secondo luogo, riscoprire la forza creativa, la determinazione, il coraggio e l’autonomia che il mondo femminile possiede; e finalmente portarlo alla luce, non solo a servizio dell’individuo ma anche a servizio del mondo circostante.

C’era una donna, in un’America dell’inizio del secolo scorso, che sapeva davvero la forza che aveva. Il suo nome era Rachel Carson e la sua vita sembra degna di un film. Nata nel 1907 a Springdale, Pennsylvania, dove ebbe la possibilità di innamorarsi della natura, studiò biologia marina ed ottenne una laurea in zoologia nel 1932, anno in cui si aggravò la sua situazione finanziaria a causa della morte del padre.

Nonostante i forti pregiudizi del tempo, divenne la seconda donna ad essere assunta dal Dipartimento Statunitense per la Pesca. Lì, ebbe l’occasione di cimentarsi nella scrittura di vari articoli, dando così inizio alla sua carriera letteraria che culminò con la pubblicazione del libro “The Sea Around Us” edito da Oxford University Press, vincitore del National Book Award del ‘52 e presente nella lista dei bestseller del New York Times per 86 settimane.

Battaglia ambientalista

Ormai scrittrice affermata, verso la metà del secolo la Carson si accinse ad affrontare quella che in seguito definì come “la battaglia” verso la quale si era indirizzata inconsapevolmente per tutta la vita: l’eliminazione del DDT.

Insetticida aggressivo inizialmente utilizzato per impedire la diffusione della malaria, il DDT venne usato, in quegli anni, soprattutto contro le formiche; i danni, però, finirono per riguardare non solo l’inquinamento e lo squilibrio di alcuni ecosistemi, ma anche gli esseri umani. Con un tempo di dimezzamento fino ai 15 anni, l’insetticida era colpevole soprattutto nei confronti degli uccelli (i cui gusci delle uova venivano notevolmente assottigliati) e degli uomini, nel cui sangue rimaneva per anni esponendoli al rischio del cancro.

Infervorata nonostante la diagnosi di un cancro al seno, la Carson iniziò a scrivere il libro che, dalla sua pubblicazione nel 1962, l’avrebbe resa promotrice del movimento ambientalista e personaggio di riferimento per l’ecofemminismo: Primavera Silenziosa.

Al successo si accostarono, però, le avversità. Da un lato vi era l’opposizione dell’industria chimica che non si attardò ad additarla come nemica del progresso e dei medicinali utili alla salvezza dell’uomo; dall’altro la misoginia di una buona parte del mondo scientifico e politico che non ebbe remore nel definirla “zitella” e “isterica” perché donna pericolosamente lontana dagli stereotipi del tempo.

Purtroppo la scienziata morì nel ’64 a causa del cancro dilagante, 6 anni prima che il DDT venisse effettivamente riconosciuto come tossico ed inquinante.

Donna forte, sicura di sé, amante della natura. Nonostante non si sia mai definita femminista, Rachel Carson costituisce l’emblema della Donna che, nonostante l’ignoranza della società in cui è inserita, trova un modo per utilizzare i mezzi che è fortemente consapevole di avere per portare avanti le battaglie che più le risuonano e tutelare un mondo sempre più esposto alle follie nocive dell’Antropocene.

Una donna che non avrebbe esitato a rispondere con un energico “sì, lo so la forza che ho”.

DEP- Deportate, esuli, profughe:  N. 35, 11/2017 – Donne, scienza, economia. Scritti per R. Carson di Bruna Bianchi

https://www.unive.it/pag/31183/ 

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